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Una storia che accende la luce dove il buio è più fitto | Franco Locatelli

2025-05-05 16:08

Array( [87500] => Array ( [author_name] => Donato Zoppo [author_description] => (Salerno, 1975) scrive per i magazine «audioreview» e «Jam», dal 2006 al 2023 ha condotto il radio show Rock City Nights, dal 2005 dirige l’ufficio stampa Synpress44, con cui si occupa di comunicazione per musica e spettacoli. Ha scritto su Beatles, Lucio Battisti, pfm e tanti altri, diventando uno dei saggisti musicali più stimati in Italia. Per Compagnia editoriale Aliberti ha pubblicato "Lucio Battisti. Scrivi il tuo nome su qualcosa che vale" (2023) e "CSI. È stato un tempo il mondo" (2024). [slug] => donato-zoppo ) [87605] => Array ( [author_name] => Daniele Benati [author_description] => Daniele Benati è di Reggio Emilia e ha insegnato per parecchi anni all'estero. Ha tradotto opere di scrittori irlandesi e americani.; e, assieme a Gianni Celati, l'antologia "Storie di solitari americani" (Rizzoli 2006). Con Ermanno Cavazzoni ha curato la "Piccola Antologia in lingua italiana", di Raffaelo Baldini (Quodiblet 2018). Ha scritto: "Silenzio in Emilia" (Feltrinelli 2004, Quodiblet 2018); "Cani dell'Inferno" (Feltrinelli 2004, Quodiblet 2018; e, assieme a Paolo Nori, "Baltica Nove" (Laterza 2008). Con Aliberti ha pubblicato "Opere complete di Learco Pignagnoli" (2006) e la prima edizione di "Un altro che non ero io" (2007). [slug] => daniele-benati ) [87606] => Array ( [author_name] => Francesco Aliberti [author_description] => Nato a Sassuolo, editore e giornalista, vive e lavora fra Novellara e Roma. Si è laureato in Italianistica con Ezio Raimondi con una tesi su Pasolini lettore di Longhi. Ha pubblicato con Roberto Villa Pasolini a scuola. È coautore con Vauro Senesi del libro Lo straccio rosso, prefazione di Luciano Canfora (2020). 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Una storia che accende la luce dove il buio è più fitto | Franco Locatelli

La scomparsa di Pietro in un caldo giorno di agosto, gli occhi e le parole di suo padre, la compostezza e la dignità del dolore della mamma rimarranno per semp

Prefazione a Tante belle persone


Nel cammino professionale di chi, come me, cura pazienti pediatrici, adolescenti e giovani adulti con malattie ematologiche di rilevante gravità, s’incontrano pazienti e i di loro genitori che lasciano un segno indelebile per straordinario valore umano, arricchendo in maniera unica e incommensurabile chi, con loro, ha la fortuna di venire in contatto.


Pietro, in questo senso, è stato uno dei pazienti che per sempre ricorderò per sensibilità, attenzione verso gli altri, capacità di non far sentire il peso della sofferenza, anche psichica, che ha connotato soprattutto le fasi finali della sua esistenza. Ho incontrato Pietro dopo che aveva già fallito diverse terapie, generalmente assai efficaci, sapientemente somministrate in un altro Centro di Roma, incluso il trapianto di cellule staminali emopoietiche. Con la professoressa Chiaretti, che ce lo aveva riferito dopo la precoce ricaduta post-trapianto, avevamo concordato di provare a offrirgli la forma più estrema e avanzata d’immunoterapia, cioè le cellule car-t generate dal donatore di cellule staminali, partendo dalla base scientifica di risultati assai promettenti che avevamo appena pubblicato e dal presupposto immunologico e biologico che cellule car-t ottenute da un donatore sano potessero essere più efficaci di quelle che, usualmente, s’impiegano, cioè cellule generate dal paziente stesso, ma che sappiamo garantire limitato beneficio a chi ricade precocemente dopo il trapianto.


Fin dal primo incontro, di Pietro mi aveva profondamente colpito la lucidità e la capacità, dopo aver acquisito le adeguate informazioni, di comprendere perfettamente perché si procedeva lungo determinate direzioni. Ma forse quanto più risaltava era la fiducia di Pietro nella Scienza e nella Medicina, che trovavano in lui una base intellettuale che non esiterei ad aggettivare compiutamente come illuministica. In questo, Pietro aveva sicuramente tratto ispirazione da mamma e papà, due persone che amavano questo loro figlio e che, con lui, erano proiettate alla costruzione di un futuro connotato peculiarmente da attenzione verso gli altri.


Inizialmente, i risultati ottenuti sono stati quelli sperati e auspicati, essendosi ottenuta una nuova remissione di malattia, addirittura così profonda da non essere le cellule leucemiche neppure individuabili con le tecniche più sofisticate di rilevazione. E in questa fase, difficile non ricordare come gli occhi di Pietro avessero la luce particolare che solo la speranza di poter definitivamente riallacciare i fili esistenziali riesce a dare. Successivamente, una complicanza, legata a un danno endoteliale (quel rivestimento interno che si trova all’interno dei nostri vasi sanguigni) diffuso, era progressivamente emersa, mostrandosi resistente a tutte le terapie disponibili intraprese. Questa stessa complicanza avrebbe poi interrotto la vita di Pietro, il quale, credo di poter dire, aveva a mano a mano acquisito consapevolezza dell’irrecuperabilità della situazione, mai, tuttavia, lasciandosi andare a sconforto e disperazione, ma, semmai, rinnovando quella fiducia nella Scienza e nella Medicina che, come prima sottolineavo, colpiva me e gli altri operatori sanitari che a lui si accostavano.


La scomparsa di Pietro in un caldo giorno di agosto, gli occhi e le parole di suo padre, la compostezza e la dignità del dolore della mamma rimarranno per sempre nei miei ricordi, da un lato più dolorosi e dall’altro più arricchenti. Nelle pagine che vi accingete a leggere, troverete, descritte dai genitori di Pietro, ricostruzioni dei suoi passaggi nel percorso di malattia che riflettono esattamente questo modo di accostarsi consapevolmente a situazioni di sofferenza e incertezza sul proprio futuro, con la serenità, condivisa dai suoi genitori, che le partite vanno giocate fino alla fine mettendo in campo tutte le risorse disponibili.


Questo libro dedicato a lui, che credeva fermamente nell’importanza della ricerca, serva a tutti noi come stella polare per mai dimenticare che la vita è un’avventura meravigliosa da vivere in ogni suo dettaglio, compiendo un viaggio dove il donarsi e la condivisione delle emozioni mai devono disgiungersi dall’amore per l’altro. A me, come medico, il ricordo di Pietro servirà per profondere sempre più, nel mio percorso professionale, le migliori energie per trovare quelle soluzioni che non hanno avuto compiuto successo per Pietro.


Grazie Pietro, grazie alla tua mamma e al tuo papà per tutto quanto mi avete regalato.


Professore Franco Locatelli




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Dorso digitale e cartaceo de «Il Mancino», testata registrata presso il Tribunale di Reggio Emilia 3/2016. 

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